Nel 1885 mi trovavo a Parigi per seguire le lezioni del grande Charcot [1], ed ero particolarmente attratto, oltre che da esse, dalle conferenze e dalle dimostrazioni di Brouardel [2], il quale, mediante il materiale autoptico dell'obitorio, soleva mostrarci quante cose, generalmente trascurate dalla scienza, un medico avrebbe invece dovuto apprezzare.
Ricordo che una volta, mentre stava trattando dei segni dai quali è possibile dedurre l'estrazione sociale, i tratti del carattere e la provenienza di un cadavere non identificato, lo udii affermare: «Les genoux sales sont le signe d'une fille honnete». Le ginocchia sporche sono il segno distintivo di una ragazza onesta. Per lui, cioè, le ginocchia sporche costituivano una prova della virtù di una ragazza! L'opinione che la pulizia del corpo si accompagni assai più spesso al vizio che alla virtù mi tornò in seguito alla mente varie volte, allorquando venni a conoscenza, attraverso il lavoro psicoanalitico, del modo in cui gli odierni uomini civili consideravano la loro natura corporea. Chiarissimo è il loro imbarazzo di fronte a quanto rammenti troppo la loro origine animale. Come gli “angeli più perfetti” dell'ultima scena del Faust di Goethe essi si lamentano:
........A noi resta un residuo di terra,
................Dolente cosa il portarlo. ........................Anche se fosse di asbesto, ................................Esso non è puro.
Poiché, tuttavia, da una simile perfezione è giocoforza restino alquanto distanti, gli uomini hanno tentato di sottrarsi nei limiti del possibile a questa condizione, col negare addirittura l'esistenza dello sconveniente «residuo di terra», nascondendoselo l'un l'altro e sviando da esso l'attenzione e la cura che, quale componente essenziale del loro essere, potrebbe giustamente esigere.
Nel mentre che il partito più savio sarebbe indubbiamente quello di riconoscerne l'esistenza e di «nobilitarlo» entro i limiti assegnati dalla natura. È tutt'altro che semplice cogliere e descrivere le conseguenze di questa maniera di trattare il «dolente residuo di terra», il cui nucleo è costituito dalle funzioni sessuali ed escretorie. Ci basti accennare a quella sola conseguenza che maggiormente interessa in questa sede: il divieto fatto alla scienza di esaminare i lati proibiti della vita umana, al punto che chi si occupa di certe cose è considerato poco meno «indecente» di chi effettivamente le pratichi. La psicoanalisi ed il folklore, tuttavia, non si sono lasciati intimorire da tali divieti, e, grazie al loro insegnamento, siamo riusciti a conoscere tutto ciò che è indispensabile per comprendere la natura umana. Per limitarci a quanto abbiamo appreso circa le funzioni escretorie, la principale scoperta fatta dalla ricerca psicoanalitica è che il bambino, durante le prime fasi dello sviluppo, ricapitola di norma tutti gli atteggiamenti successivamente mo- strati dalla razza umana nei confronti di quel che attiene all'evacuazione, il primo dei quali, probabilmente, fu assunto allorché l'homo sapiens si alzò dalla terra madre. Nella prima infanzia non esiste traccia alcuna di vergogna per le funzioni escretorie, ne alcun disgusto per gli escrementi, per i quali i bambini piccoli mostrano un grande interesse, così come per tutte le secrezioni del i corpo. Essi amano pasticciare con le feci e possono trarre da ciò svariate soddisfazioni. Gli escrementi, considerati dal bambino una parte del proprio corpo e un prodotto del proprio organismo, partecipano della stima - stima narcisistica, diremmo noi - con cui egli riguarda tutto ciò che ha attinenza col suo essere. I bambini, in effetti, sono fieri delle proprie deiezioni e se ne servono per affermare se stessi di fronte agli adulti. Sotto la pressione dell'educazione, le tendenze coprofile del bambino cedono a poco a poco alla repressione, sicché egli impara a tenerle segrete e a provarne vergogna e disgusto, benché, a rigore, il disgusto non si estenda mai ai propri escrementi e si limiti alla ripulsa di quelli altrui. L'interesse, che fino a quel momento era indirizzato verso gli escrementi, si sposta su altri oggetti, per esempio sul denaro, che, com'è ovvio, acquisterà significato per il bambino solo molto tempo dopo. In seguito alla repressione delle tendenze coprofile, si sviluppano (o si rafforzano) fattori decisivi della formazione del carattere. > |
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Wien (Österreich) 1913
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La psicoanalisi ha inoltre messo in luce, tra le altre cose, che nel bambino le pulsioni escretorie e quelle sessuali non sono distinguibili.
La loro separazione si verificherà più tardi e rimarrà sempre incompleta. La loro affinità originaria, stabilita dalla stessa anatomia umana, emerge in molti modi nell'adulto normale. Non si deve dimenticare, infine, che tale sviluppo non può pervenire a risultati più perfetti di quelli di altri sviluppi. Qualcosa delle primitive inclinazioni sopravvive, qualcosa delle tendenze coprofile continua ad essere operante nel corso della vita e si manifesta nelle nevrosi, nelle perversioni e nelle «brutte abitudini» degli adulti. Benché il folklore abbia adottato un metodo di ricerca del tutto diverso, è arrivato alle stesse conclusioni della psicoanalisi, avendo dimostrato quanto, presso le diverse popolazioni e in differenti età, sia stata imperfetta la repressione delle tendenze coprofile, e come, a determinati livelli di cultura, il trattamento degli escrementi sia simile a quello operato dai bambini. Esso ha inoltre messo in luce la natura tenace, anzi ineliminabile, delle tendenze coprofìle, sciorinando dinanzi ai nostri sguardi stupefatti le multiformi applicazioni (nei riti magici, nei costumi tribali, nei culti religiosi e nell'arte medica) attraverso cui l'antico culto degli escrementi umani assume un nuovo volto. Intatto sembra essersi mantenuto, infine, il legame con la vita sessuale. Questo allargamento delle nostre conoscenze, è ovvio, non mette minimamente a repentaglio la nostra moralità. E poiché la maggior parte delle nozioni che possediamo circa l'importanza degli escrementi nella vita umana è raccolta in Scatalogic Rites of all Nations di J. G. Bourke, rendere quest'opera accessibile ai lettori tedeschi è stata impresa meritoria, oltre che coraggiosa. |
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[1] - J. M. Charcot (1825.1893). Famoso neurologo, direttore della clinica per malattie nervose della Salpetrière, conosciuto specialmente per i suoi studi sull'isteria. (NdC).
[2] - P. C. H. Brouardel (1836.1907). Professore di medicina legale alla facoltà di medicina di Parigi, definito da Freud, in una lettera a Martha Bernays (20 gennaio 1886), « un tipo energico ed intelligente »(NdC). |
Prefazione di Sigmund Freud all’edizione tedesca del 1913 di “Scatalogic Rites of all Nations” di John G. Bourke (dall’edizione italiana curata da Piero Meldini e tradotta da Mario Biondi per Guaraldi editore, Firenze 1971). | ||